Superlega | 14 luglio 2021, 14:07

Doping: Tutte le tappe del caso Polo. Lunedì arriva la sentenza?

Doping: Tutte le tappe del caso Polo. Lunedì arriva la sentenza?

PIACENZA -  La positività di Alberto Polo era caduta quasi nel dimenticatoio in questi oltre due mesi nei quali si è attesa l’udienza presso il Tribunale Antidoping di Roma. Sia l’inusuale provvedimento dello stesso Tribunale, ovvero il rinvio a un dibattimento il 19 luglio, sia le dichiarazioni del medico sociale della Gas Sales, Umberto De Joannon, hanno tolto la polvere da una questione che, nonostante la sua unicità nel mondo del volley nostrano, quasi nessuno ha voluto analizzare. Ecco allora la storia di ciò che è successo sin qui, con alcuni punti oscuri sopratutto riguardanti i termini e la tempistica delle dichiarazioni. Alla vigilia di un’udienza, quella di lunedì prossimo, 19 luglio, che potrebbe avere risvolti sorprendenti.



14 MARZO – IL CONTROLLO. La vicenda inizia domenica 14 marzo. Al termine della gara di ritorno dei quarti di finale play off (che determina l’uscita di scena della Gas Sales Piacenza a favore dell’Itas Trentino) la Nado effettua un controllo antidoping di routine: tra i sorteggiati c’è Alberto Polo, centrale piacentino che gioca titolare tutta la partita, da poco rientrato in campo dopo essere guarito dal coronavirus.



1 APRILE – PIACENZA ANTICIPA LA NADO. La prima curiosità della vicenda. La Nado notifica la positività del giocatore al controllo di due settimane prima. Come da prassi invia la comunicazione prima all’atleta e alla sua società di appartenenza, rendendo pubblica la sospensione cautelare e la sua motivazione solo il giorno successivo. La Gas Sales anticipa la comunicazione ufficiale della Nado, uscendo col comunicato stampa il giorno precedente rispetto all’organismo antidoping. Alberto Polo risulta positivo a un mix di sostanze: meldonium, testosterone, suo precursore (DEHA) e suoi metaboliti non endogeni, Acb - idroclorotiazide.



LE SOSTANZE TROVATE. Il meldonium è un farmaco utilizzato da chi ha disturbi alle coronarie, inserito nella lista antidoping dal 2015 per il suo ruolo adiuvante nell’aumentare il flusso sanguigno arterioso e reso ‘celebre’ per la squalifica della tennista Maria Sharapova. Il testosterone serve ad aumentare forza e massa muscolare, l’idroclototiazide (con l’Acb, che è un prodotto della sua degradazione) è un diuretico inserito nell’elenco delle sostanze dopanti perché utilizzato per nascondere altre sostanze, eliminando i loro residui attraverso l’urina. Un mix che fa pensare a una prescrizione di farmaci fatta con metodo e consapevolezza e non a una contaminazione occasionale.



2 APRILE – IL COMUNICATO PIÙ STRANO. A posteriori questa rara comunicazione della Gas Sales è quella che stona di più, dato che poi le parti in causa hanno scelto legittimamente il silenzio più profondo e un grande riserbo, anche in riferimento alle informazioni pratiche sul procedimento. Il comunicato del 2 aprile, dicevamo: «La Società intende precisare che da una prima ricostruzione dei fatti è ipotizzabile che l'avversità del test sia attribuibile all'assunzione incolpevole di un farmaco prescritto al giocatore per finalità terapeutiche volte alla guarigione dalle patologie residue da sindrome post - Covid 19. Da sempre promotrice di sani principi e valori etici Gas Sales Bluenergy Volley Piacenza condanna fermamente l'utilizzo di qualsiasi sostanza proibita dai regolamenti vigenti, e profondamente amareggiata, auspica che la vicenda possa essere chiarita in tempi brevi nella consapevolezza dell'assoluta buona fede dell’atleta e del proprio staff medico». Piacenza, come si usa fare in questi casi, prende le distanze dall’utilizzo di sostanze dopanti e si crede certa della buona fede dell’atleta, ma al contempo (è questo il fatto insolito) anziché rifarsi a una formula generica (del tipo «in attesa degli accertamenti»), fornisce già una propria ricostruzione dei fatti, parlando di recupero da coronavirus e di assunzione incolpevole di un farmaco ‘prescritto’. Attenzione perché questo termine è utile a comprendere le dichiarazioni di De Joannon, il medico sociale, che però arriveranno soltanto due mesi e mezzo dopo. La domanda è inevitabile: perché il medico o i medici sociali non hanno subito dichiarato di non aver prescritto nulla del genere all’atleta?



7-8 APRILE – L’ESONERO DI DE LELLIS E LE SUE PAROLE. Ecco l’altro mistero di aprile, non si sa ancora se legato al caso Polo o a esso totalmente estraneo. Con uno scarno comunicato la società esonera il preparatore atletico Juan Carlos De Lellis. Lo fa pochi giorni prima della scadenza naturale del contratto (prevista il 30 aprile, secondo le parole dello stesso De Lellis). Perché? De Lellis, attraverso una dichiarazione resa al quotidiano La Libertà, rimane abbottonato ma alimenta i dubbi: «A tempo debito farò una mia dichiarazione per dare la mia versione della situazione che si è venuta a creare». Il tempo non è ancora venuto.



28 MAGGIO – FISSATA L’UDIENZA. Dopo quasi due mesi di attesa, un tempo lungo per la giustizia sportiva, viene finalmente fissata l’udienza per il caso Polo. Sarà lunedì 14 giugno.



14 GIUGNO – IL RINVIO AL DIBATTIMENTO. Il 14 giugno un altro colpo di scena. I rumors di corridoio, in una vicenda nella quale comunque si è alzato un muro attorno al giocatore per preservarlo, parlano di un memoriale difensivo presentato dai suoi avvocati. Il Tribunale Nazionale Antidoping anziché andare subito a sentenza, come avrebbe potuto fare e come di solito fa per poi nel caso affrontare i ricorsi, rinvia tutto a un dibattimento (pubblico?) il 19 luglio. Si prende quindi un mese in più di tempo per analizzare il materiale, le prove, le testimonianze forniti da Alberto Polo e rimanda il tutto a un confronto (con Polo presente e forse anche altri testimoni o documenti) fissato per lunedì 19 luglio. La sensazione è che gli elementi forniti dalla difesa dell’atleta siano complessi, dettagliati e chiamino in causa anche altre persone.



17 GIUGNO – PARLA DE JOANNON. A seguito del rinvio, il muro di silenzio si rompe. A parlare è lo storico medico sociale Umberto De Joannon tramite una comunicazione inviata ai media piacentini. «Voglio che sia chiara una cosa: non ho mai prescritto alcun farmaco ad Alberto Polo» racconta il medico, che poi prosegue: «La situazione verrà chiarita dagli organi competenti. Ho fatto per tanti anni il medico in ospedale, sono stato medico dello sport in società di calcio e volley e mi sono sempre comportato secondo scienza e coscienza. Non avrei mai pensato nemmeno di consigliare un prodotto del genere a un giocatore». E qua torniamo a uno dei punti cruciali che abbiamo già citato. La società, nella sua comunicazione del 2 aprile, parla di un farmaco ‘prescritto’: come mai De Joannon non si è smarcato subito da quel comunicato? Come mai queste dichiarazioni (sulla cui veridicità e onestà non abbiamo alcun dubbio) arrivano (per altro non richieste) a due mesi e mezzo dalla certificazione della positività? Come mai arrivano a titolo personale e non attraverso la società? Infine, la vera domanda centrale del procedimento: se non è stato De Joannon e se Alberto Polo non ha fatto tutto da solo, chi ha prescritto quel mix di farmaci all’atleta, perché lo ha fatto e chi li ha acquistati?



19 LUGLIO – COSA ACCADRÀ? Intanto ci sarà da capire se il dibattimento sarà a porte aperte, come dovrebbe essere secondo la procedura scelta dal Tribunale Antidoping, oppure no. In ogni caso dovrebbero essere pubbliche le motivazioni della sentenza. Una sentenza che arriverà già il 19 luglio? Probabile, non fosse altro che per togliere l’atleta dal limbo in cui è da ormai tre mesi. Vista la collaborazione proattiva del giocatore, se le sue memorie difensive saranno confermate dagli accertamenti della Procura arriverà un corposo sconto di pena: Polo rischia fino a quattro anni di squalifica per le sostanze trovate nelle sue urine, se gli elementi portati col memoriale fossero confermati dalle indagini e nel dibattimento potrebbe vedersi ridotta la squalifica a due anni o addirittura a una sola stagione. Accanto a ciò, se davvero la difesa dell’atleta ha chiamato in causa persone terze, ci sarà da valutare la loro posizione: sia amministrativamente che penalmente. Sarà questa la parte più pesante e forse più lunga dell’intero procedimento.


Alessandro Trebbi

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