SIMONE GIANNELLI voto 10: A memoria d’uomo nessuno ricorda una prestazione individuale così mastodontica a livello di volley. Qualcosa che si affianca al Maradona di Argentina-Inghilterra 1986, al Federer della finale Australian Open 2017, a Gesù Cristo che fa rialzare Lazzaro, cose così, che capitano, certo, ma non tanto spesso. A imperitura dimostrazione di dominio alcuni dati di gioco nella finale, come il numero impressionante di difese rigiocabili tenute su o di attacchi di prima intenzione presi sulle spalle da luoghi inaccessibili. Soprattutto, però, la supremazia mentale: Giannelli è riuscito a portare sul tetto del mondo una squadra che non aveva un attaccante di riferimento, un uomo a cui aggrapparsi, un nido sicuro che qualsiasi palleggiatore vuole avere: Michieletto, ma non all’apice della condizione, un opposto (Romanò) che non ha mai giocato titlolare in SuperLega, uno schiacciatore (Lavia) che forse il prossimo anno siederà in panchina nel club. Giannelli ha costruito tre attaccanti di palla alta intercambiabili, ha dato loro gli strumenti come fa una maestra alle elementari, li ha condotti per mano fino all’esame di maturità, gliel’ha fatto superare. Se poi volessi portarli anche alla laurea, magari vicino alla Sorbona, tra un paio d’anni… che ne dici Simò?
FEFÈ DE GIORGI voto 10 e LODE: Il vero grimaldello del ritorno all’oro azzurro è lui. L’Italia dopo la generazione di fenomeni non aveva mai smesso di primeggiare (dal 2010 in avanti, per dire dell’ultimo decennio, 2 medaglie olimpiche e 2 finali europee), ma le mancava il metallo prezioso, quello cui i Bernardi, i Tofoli, i De Giorgi ci avevano abituato. In meno di un anno il ct ne ha portati in bacheca due: e se quello europeo poteva essere considerata un’estemporanea bellezza figlia di diversi fattori concomitanti, quello Mondiale ha il sapore di un progetto costruito con senno e coraggio, con calma e pazienza, alla De Giorgi. Il modo in cui la sua squadra mura, difende e non si scompone mai, è il ritratto di quanto il ct sappia preparare bene le partite e i giocatori. Tanto di cappello, mister. Oggi il numero uno senza discussioni. Ah, piccola postilla: è il primo allenatore italiano campione del mondo al maschile. Così, per dire.
LAVIA, MICHIELETTO, ROMANÒ voto VOLTRON: Come i Re Magi c’è uno che porta l’oro, l’altro porta l’incenso, l’altro ancora la mirra senza sapere che cos’è, tutti e tre sorridono (oddio, Lavia meno, ma si distende alla fine) e soprattutto diventano una sorta di Voltron a tre teste, indecifrabile per gli avversari. La Polonia parte marcando a zero Romanò, poi si rende conto che potrebbe essere un problema, allora si concentra su Lavia, bravissimo a uscire da situazioni difficili, infine si scorda delle pallette di Michieletto. La loro tattica è semplice e perfida allo stesso tempo: "Adesso non gli facciamo capire un cazzo". Funziona sempre.
SIMONE ANZANI voto RAUL CASADEI: Anche quando va col liscio fa punto, segno che lo stellone dello zio ne guida le gesta. Poi passa lo stellone anche ai compagni, tipo a Russo che fa punto in difesa. Stellone a parte, Mondiale strepitoso in ogni fondamentale.
FABIO BALASO voto GHE SBORO!: Il miglior libero del mondo per distacco abissale sul secondo, cresciuto accanto a Colaci, dietro a Grebennikov, di fianco a mostri sacri che ben presto si son resi conto che c’era questo ragazzo veneto che stava già in corsia di sorpasso. Ghe sboro!
LA MOROSA DI BOTTOLO voto LINEBACKER: Ci sono le premiazioni e le cheerleaders polacche prendono d’assalto (anche) i giocatori azzurri. La morosa dello schiacciatore della Lube però interviene placcandole tutte e dopo averle messe a terra va a segnare touchdown col fidanzato. Super bowl.
I PREMI INDIVIDUALI voto PAUL GASCOIGNE: Pare che i riconoscimenti individuali li abbia decisi l’ex calciatore inglese da un pub di Katowice dopo aver esaurito tutti i pistoni di birra della Polonia. L'mvp lo azzecca perché alla domanda su chi fosse pare abbia risposto “Sì, one more” pensando a un mezzo litro, e l’Fivb abbia capito Simone. Così come mentre gli chiedevano il miglior libero sembra abbia urlato “Baileys!” e i funzionari abbiano trascritto “Balaso”. Hangover.
IL PUBBLICO POLACCO voto 10: C’è molto da imparare dalla notte di Katowice, soprattutto sul lato comportamentale. Dodicimila persone correttissime, tifo sempre pro e quasi mai contro che sono rimaste ad applaudire i loro beniamini, pur sconfitti, fino alla fine, senza abbandonare il palasport durante le premiazioni, tributando il giusto plauso all’Italia, addolcendo ai ragazzi di Grbic il sapore non di un oro perso ma di un argento vinto.
BRASILE voto VIRUS: Non c’è niente da fare, i sudamericani sono una roba tipo l’influenza. Magari alcuni anni sono meno feroci, si trovano i vaccini giusti ed efficaci, ma ci sono sempre. A ogni Mondiale e a ogni Olimpiade stanno lì e se vuoi vincere devi trovare il modo per batterli, che mica è una cosa semplice. Una generazione è arrivata al traguardo, sapranno italianizzarsi per trovarne un’altra.
UROS KOVACEVIC voto 10: Dopo l’italianizzazione di Rychlicki, aspettiamo anche quella di Uros per poter vincere le prossime dodici Olimpiadi e avere tutti il dono dell’immortalità. Grazie Fivb.
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