CIVITANOVA - Sul Corriere Adriatico di Macerata ampia intervista di Gianluca Pascucci all'Ad di Cucine Lube Fabio Giulianelli.
Il massimo dirigente del club marchigiano annuncia rivoluzioni e conferma alcune indiscrezioni di mercato, ad iniziere con l'ingaggio di Mattia Boninfante, 20 anni a giugno, figlio d'arte (il papà è l'ex palleggiatore Dante), che ha già maturato esperienza in Serie A2 e A3, scelto come nuovo regista della Lube.
Un altro giovane che lascia Modena per andare a guidare da titolare altri club che guardano avanti.
Si parte però dall'oggi, da una Lube fuori da tutto. La causa? "La mancanza di fiducia. La diffidenza totale tra i senatori ed i giovani aggravata dal fatto che chi doveva trasmettere tranquillità non aveva le credenziali essendo ben note le scelte di lasciarci a fine stagione (il coach Blengini che a gennaio è stato ingaggiato per guidare la Nazionale bulgara, ndr)".
Perché non si sono presi rimedi strada facendo? "La situazione era ibrida sin dall'inizio. Forse la finale scudetto dell'anno scorso ci aveva come drogati. Nascosto certe situazioni che già iniziavano a palesarsi. Penso anche agli incroci tra italiani e stranieri. Poi ci sono i contratti che ci hanno frenato nelle scelte. E la colpa non è solo del tecnico, intendiamoci. I senatori hanno scaricato sui giovani le proprie debolezze e lacune, riponendo in loro troprpe aspettative".
Ed ora? "Ripartiamo da un gruppo giovane. Il cambiamento sarà radicale. Vogliamo un allenatore e giocatori completamente concentrati sui nostri obbiettivi che parlino lo stesso linguaggio".
Su Boninfante scommessa non nuova per la Lube... "Si guarda sempre a domani mai indietro. Ci hanno parlato bene di questo ragazzo. Ha un carattere forte, è determinato lo abbiamo scelto dopo aver analizzato diversi profili anche di italiani in altri ruoli. Mi auguro che sia rispettato dalla squadra del futuro".
E il playoff per il quinto posto? "Abbiamo visto contro Modena. Il terzo set è la fotografia della nostra stagione. Quando in crisi andiamo in default. È una questione di professionalità e di motivazioni da parte di gente che ha il dovere di essere professionista".
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