di Valeria Papa
Cara America,
ci siamo lasciati ormai da qualche giorno e, dopo i saluti, arriva il momento di tirare le somme. Da quando sono tornata sono diverse le persone che mi domandano come sia andata la mia esperienza e a loro come a te direi che sei stata intensa. America mia, all'inizio ci siamo studiati, poi abbiamo cercato di capirci e comprenderci e infine ci siamo rispettati, ma non potevo che ritornare al mio grande amore: l'Italia.
Quando ho imbarcato i bagagli da Los Angeles appena ho sentito la ragazza della compagnia aerea parlare italiano mi sono subito sentita a casa e con trepidazione contavo le ore che mi separavano dal mio primo vero caffè e cornetto.
Nel lungo viaggio ho ripensato a quello che ho vissuto in questi mesi: il mio arrivo durante il photoshooting, felice e confusa, il mio primo giorno libero, tra foche, scogliere e palme, la mia prima partita a Las Vegas, l'esordio casalingo davanti a nove mila spettatori, quando ho pensato che mi avessero rubato la macchina sotto casa, ma in realtà l'avevano portata via sostendo che avessi parcheggato in un posto sbagliato (ancora oggi resta un mistero), la scalata dall'ultimo posto al terzo, le finals a Omaha con quell'ultima partita in semifinale che ci vedeva in vantaggio di due set, ma che abbiamo lasciato andare via perdendo al tie breack, a me che letteralmente mi sdraio sulle valigie nel tentativo di chiuderle, per poi doverle riaprire all'aeroporto a causa del peso eccessivo (due paia di scarpe, un pigiama e una maglietta sono rimaste in suolo americano, le ringrazio per il loro servizio e mi scuso per averle sacrificate), fino al momento dell'abbraccio di saluto con la mia coinquilina di fronte all'aeroporto con la promessa di rivederci un giorno.
Quando ero più giovane ogni cambiamento mi spaventava, avevo sempre bisogno di una spinta per lanciarmi in nuove sfide, con l'esperienza ho imparato che quando si hanno occasioni di questo tipo bisogna coglierle perché i momenti passano, belli o brutti che siano, ma quello che ti hanno insegnato resta e non so se alla fine ne uscirai migliore o meno, ma il tuo bagaglio sarà diverso.
Non posso dire che sia stata l'esperienza pallavolistica più significativa, ma è arrivata sicuramente nel momento migliore della mia carriera e mi ha fatto riscoprire la bellezza di stare in mezzo al campo divertendomi per davvero, quindi grazie America per avermi ricordato che è il gioco della pallavolo e come tale dovrebbe conservare intrinseca sempre e comunque una parte ludica che troppo spesso purtroppo tendiamo a dimenticare.
Grazie America perché mi hai aiutato a migliorare il tuo idioma, grazie per avermi fatto riassaggiare dopo anni mio amatissimo açai, anche se in Brasile è un'altra cosa, grazie per i momenti passati sulle tue bellissime spiagge californiane, grazie per il tuoi tramonti, di un rosso intenso che andava sfumando in un rosa e poi in un più freddo viola. Quante volte mi sono fermata a osservare il sole spegnersi nel suo oceano e gli ho chiesto di venire a svegliare i miei cari dall'altra parte del mondo.
Grazie per le mille mila miglia in aereo per attraversare la tua vastità, per i ritardi aerei, per i tuoi dispenser d'acqua che contribuiscono alla riduzione dell'utilizzo di bottiglie di plastica, per il tuo traffico, per le tue contraddizioni, soprattutto grazie per avermi accompagnato in questo viaggio, ma il mio ultimo grazie va a chi dall'Italia mi ha sempre seguita, sostenuta e incoraggiata.
Ti lascio cara America e lascio anche voi con le parole che ho letto in un'intervista a Fabio Fazio dopo la conclusione della stagione del suo programma: "Se dovessi fare un bilancio posso solo essere grato. … 'Anche quello che ti è mancato fa parte di quello che hai avuto', i pieni e i vuoti sono fatti di quello che siamo fatti".
GRAZIE
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