Olimpiadi | 20 luglio 2024, 11:14

Olimpiadi: De Giorgi, "Per tornare ai Giochi mi ci sono dovuto convocare diventando CT..."

Alla vigilia della partenza per Parigi il Ct azzurro alla presentazione del rinnovo fino al 2028 della partnership Fipav-DHL, analizza la sua Italia

Olimpiadi: De Giorgi, "Per tornare ai Giochi mi ci sono dovuto convocare diventando CT..."

di Luca Muzzioli

MILANO - L'ultima volta che Ferdinando De Giorgi ha assaporato il fascino delle Olimpiadi, Berlino era ancora divisa dal muro. Un lontano 1988 a Seul. Da allora, De Giorgi, tre ori ai campionati del mondo come palleggiatore, alla rassegna a cinque cerchi non ha più messo piede.

"Ne è passata di acqua sotto i ponti. La pallavolo è cambiata, con il rally point system, il libero. Noi siamo cambiati, ma resta immutato l'entusiasmo per la partecipazione a questo torneo. Potevo far parte dei Giochi nel 1992 e 1996, ma Velasco fece delle scelte tecniche differenti. Scelte legittime, per carità, ma lì realizzai che per tornare su questo palcoscenico dovevo convocarmici da solo".

Alla presentazione del rinnovo fino al 2028 della partnership Fipav-DHL, Fefé si concede prima di partire per la Francia.

Coach, lo sa che quell'oro mancato per il movimento è un'ossessione? "Ossessione non è un termine positivo. L'ossessione rischia di far perdere di vista anche le cose che si fanno bene. I Giochi sono un frullatore dove la parte mediatica raddoppia, triplica tutto. Serve mantenere l'equilibrio".

Come ci si lavora?
"La pressione c'è per tutti, il discorso è saperla affrontare e usarla bene. Questo bisogna insegnare in generale agli sportivi di alto livello, perché l'ossessione del risultato fa guardare in alto e fa perdere di vista dove si mettono i piedi per salire".

La sua è una nazionale giovane, con la media età più bassa del torneo. Che giovani sono?
"Rispetto al mio passato, queste sono generazioni differenti. Però tante cose non le vedo diverse, sono ragazzi che sono abituati al rispetto, ad avere un rapporto con i social e con l'utilizzo della tecnologia differente. Però hanno ugualmente gli stessi valori. Forse rispetto a noi hanno più bisogno di un ambiente che li aiuti, che li supporti, che li stimoli".

I debuttanti della squadra azzurra di nome fanno Porro, Bottolo, Bovolenta, Laurenzano, inseriti in una squadra altrettanto "verde". È una scelta coraggiosa?

"No, è ponderata. I giovani vanno valutati bene. Si dice sempre che non giocano, ma in nazionale devi dare loro l'opportunità. Quando ho fatto la scelta di portarli nell'ultima tappa e nelle finali di Volleyball Nations League, li ho messi in campo a fare un'esperienza da titolari in un momento importante della stagione perché dietro c'è un progetto per farli crescere. Fare quattro partite e quel quarto di finale con la Francia con responsabilità diretta è stato un investimento su un progetto che sto portando avanti".




Va in controtendenza.

"E continuerò su quella linea perché i giovani vanno messi alla prova, vanno date loro opportunità. Quando vogliamo iniziare? Si è giovani a vent'anni, non a venticinque. Se ci sono, bisogna dargli spazio. Continuerò a farlo anche quando troverò ragazzi di 17, 18 anni che hanno qualità, li porterò avanti sicuramente".


A Lubiana con quella scelta si è perso qualche punto del ranking e la possibilità di essere in prima fascia nel sorteggio.

"Quei calcoli li ho fatti, ma alla fine il problema di essere in prima o seconda fascia non era importante. La squadra della terza fascia (il Brasile, ndr) è stata sorteggiata. Non è dipeso dal nostro ranking".


Veniamo a Parigi, i convocati sono questi, i giochi sono fatti.

"Sì, anche se ad un certo punto (ride), vista i problemi fisici in serie, ai ragazzi ho chiesto che lasciassero decidere a me i 13".


Come riserva, ruolo nuovo, porta un secondo libero. "Se permette, sulla riserva voglio proprio dire una cosa".

Prego:
"Ecco, proprio non riesco a capire perché il CIO non ci consenta di convocare 14 atleti. Con l'avvento del libero, le nostre squadre sono diventate di quattordici elementi. Averne solo dodici è una mancanza di rispetto verso il nostro sport".


Fefé è pronto per i Giochi.

Luca Muzzioli

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