Comunichescion | 20 agosto 2024, 11:52

Olimpiadi: Ciao Parigi! Velasco ha riportato la pallavolo al centro. Fefé road to 2028

Chiudo qui la mia quarta presenza alle Olimpiadi come giornalista accreditato per Volleyball.it. Alle porte dei 25 anni del portale un traguardo premiato con l'oro di Velasco, quasi a chiudere il cerchio con quella volta ad Atlanta '96...

Ciao South Paris Arena 1, grazie di tutto

Ciao South Paris Arena 1, grazie di tutto

di Luca Muzzioli


L'Italia più bella.
A Parigi abbiamo celebrato due momenti dai sentimenti opposti: la sconfitta degli azzurri in semifinale con gli Stati Uniti e la conclusione di una marcia trionfale nella medesima sfida Italia - USA al femminile. Abbiamo rotto un altro soffitto di cristallo: il tabù dell'oro olimpico.

Confesso che, non rispettando il diktat di Velasco con il mantra del "Qui e Ora", quella palla sull'asta ad Atlanta 1996, così come la sconfitta di Rio 2016 contro un abbordabile Brasile (almeno rispetto ai precedenti), a cui avevo personalmente assistito, pesavano come macigni nell'anima di amante della pallavolo e, va da sé, intimamente tifoso delle nostre nazionali. Alla quinta Olimpiade in presenza, la quarta con l'accredito per la testata Volleyball.it, l'ossessione è stata parzialmente cancellata.

Serviva Julio Velasco per centrare il bersaglio grosso, e con lui una generazione di ragazze che, dall'argento iridato del 2018 ad oggi, seguendo un cammino non sempre lineare, ha raggiunto l'apice della crescita al momento giusto, guidate nel modo giusto per quel preciso momento.

Una Olimpiade intensa, a tratti indimenticabile. Come tutte le altre a cui ho presenziato, ha regalato momenti unici. Se è il sogno per ogni atleta, lo è anche per chi svolge questa professione con passione. Raccontarla e viverla è un privilegio.

Le ragazze con l'oro dentro. Come ho commentato con Myriam Sylla in mix zone dopo il successo, questa vittoria era dentro di loro. Velasco, in poco più di quattro mesi di lavoro, ha "solo" trovato la chiave per rigenerare un gruppo che nel 2023, tra tensioni e bracci di ferro, si era perso.

Velasco il programmatore. Quando, all'improvviso per i più, si è rimesso sul mercato e poi ha lasciato le colline di Bologna per trasferirsi armi e bagagli a Busto Arsizio, allestendo - anche contro i desiderata dei procuratori - una squadra per puntare alla salvezza, già lì Julio aveva visto tutto: il caos in casa azzurra e la necessità della Fipav di cambiare la guida. A quel punto, va da sé che con un Velasco ripresentatosi nel ruolo di allenatore, per di più nel femminile, il ruolo non poteva che essere suo. A furor di popolo, chi, se non a lui la Fipav poteva chiedere di risolvere i presunti "problemi" di un gruppo che nell'ultimo anno aveva smarrito la via? Lui tutto questo l'aveva letto con molti mesi di anticipo. Nulla è stato un caso. Forse solo il lasciare la UYBA a metà cammino non era previsto e, onestamente, è stata una modalità che non mi ha trovato favorevole, verso il club. Ma chi sono io... eccetera eccetera...

Il metodo. La sua figura era lo scoglio dove arginare il tutto. Non credo che Velasco abbia risolto (o voluto risolvere) eventuali problemi esistenti, semmai ce ne siano tra le ragazze. Ha semplicemente rimesso il gioco della pallavolo al centro. Come fece nel 1989, quando si diceva che l'Italia non poteva battere gli Stati Uniti perché forti di un movimento di college inimitabile, o l'URSS perché squadra frutto di disciplina, popolo di scacchisti che calibra ogni mossa, fisicamente invalicabile. Velasco, semplicemente, arrivò e (dopo aver chiesto disponibilità incondizionata) disse: "Non è che si perde solo perché giochiamo peggio a pallavolo?"

Lo ha rifatto. Ha chiesto alle sue atlete di giocare a pallavolo, una squadra in campo, il resto non è indispensabile. La settimana di lavoro a Cervia ne è stata l'esempio: allenamento insieme, pre e post palestra libere, anche nella scelta degli hotel.

Mondiale. Il 2025 sarà l'anno del Mondiale. Che Italia ritroverà Velasco alla sua seconda stagione di due di contratto? I dubbi sono legati a carte d'identità e legittimi desideri di alcune di voltare pagina. Il volo in cielo di Monica De Gennaro, lanciata dalle compagne dopo la vittoria, e le sue lacrime fanno presagire ad un addio all'azzurro? Così come Sylla che invocava il desiderio di maternità?

Azzurri giù dal podio. Il quarto posto, uno dei tanti della spedizione azzurra nelle varie discipline, ha lasciato un po' di amaro in bocca, ma forse rispecchia i valori in campo, almeno in termini di esperienza. Davanti ad Alessandro Michieletto e compagni si sono classificate tre nazionali con carta d'identità corale in scadenza. Il team azzurro di Ferdinando De Giorgi era la squadra più giovane del lotto; in prospettiva, anche questa esperienza varrà tantissimo rispetto a quelle formazioni che ora dovranno iniziare da zero un cambio generazionale. Semmai questa squadra deve fare un'ulteriore crescita mentale. Dopo i due successi “a sorpresa” di Europei e Mondiale, ora la squadra deve fare lo step di vincere con il peso di essere una delle favorite.

Panchine corte? Ero partito per Parigi con una convinzione. Dopo i forfeit di Elena Pietrini e della subentrante Alice Degradi, che si era conquistata con merito i gradi di primo cambio di posto 4, temevo che la squadra femminile partisse con la coperta corta in posto 4, con Gaia Giovannini e Loveth Omoruyi "leggere" in termini di esperienza per un torneo come quello olimpico. In più, Ekaterina Antropova relegata nel ruolo di riserva di Paola Egonu mi pareva uno spreco e speravo che Velasco, nel cassetto degli allenamenti a porte chiuse, avesse sperimentato la diagonale alla “turca,” trovando in una delle due la possibilità di sostenere qualche momento in ricezione. Di contro, l'impiego di Mattia Bottolo e Luca Porro in VNL, pronti alle spalle di Michieletto e Lavia, oltre alla presenza di Riccardo Sbertoli regista di Trento campione d’Europa e compagno di Michieletto e Lavia, mi faceva presagire che Fefé avesse una squadra più "lunga" del suo collega della femminile.

Alla fine dei Giochi ci siamo ritrovati a parlare di "Ice" Giovannini, freddissima ed efficace nelle sue presenze in campo, tanto da essere nelle sei nell'ultimo punto olimpico, e dei cambi quasi nulli del team maschile. Velasco ha valorizzato Antropova con un doppio cambio devastante (grazie anche alla qualità di Cambi), De Giorgi, che con le sue scelte ha guardato anche oltre ai Giochi di Parigi, forse per un attimo ha guardato troppo in là. Resta che questa è stata l'edizione dei Giochi più incerta di sempre: arrivare a giocare semifinali e finali non era scontato.

Giani, Bernardi, Barbolini... Se Velasco smentiva ad ogni intervista dei giornalisti della stampa generalista di rincorrere Atlanta '96 (o Barcellona '92), pescandoli con facilità estrema, come fa il pescatore quando getta lenza, amo e esca in una vasca di riproduzione, con citazioni calcistiche o enunciati da titolo (il CT, che da anni sostiene di non leggere i giornali, ma sa come distrarre o creare attenzione), il sentiment non era smarcato da chi ad Atlanta '96 c'era. Andrea Giani, che vince e fa rivincere la Francia, non ha nascosto la gioia per essere arrivato primo, di quel gruppo meraviglioso, all'oro. Lorenzo Bernardi, il giorno dopo, non ha negato l'esistenza di un cerchio che andava chiuso. E con loro Massimo Barbolini, che a Pechino 2008 non poté raccogliere i frutti di una squadra che aveva potenzialità, ma che visse un'Olimpiade complicata.

Vittoria federale. La Fipav si è trovata in mano una macchina con un super motore, ha rischiato di perderla per surriscaldamento, ha saputo prendere le decisioni giuste per rimetterla in carreggiata. Ha scelto Velasco, a cui nessuna (e nessuno) poteva andare “contro” per il carisma e l'appeal mediatico dello stesso, senza finire schiacciata/o. Ha dato al CT uno staff unico nel suo genere (con Barbolini, Bernardi, Cicchello, tre primi allenatori, oltre a tutto il seguito), assecondando ogni sua richiesta. La scommessa del Presidente Giuseppe Manfredi e del suo Consiglio è stata rapida e vincente.

Oro, ora. La stagione post olimpica riparte con un oro e un quarto posto a cinque cerchi. Inutile ora chiedere, come un disco rotto, come il movimento sfrutterà questi Giochi... Lo farà come ha sempre fatto, garantendo due campionati di alto livello a livello di Leghe e Club, un reclutamento federale che aumenterà nei numeri grazie al richiamo mediatico dell'evento e del risultato, squadre nazionali giovanili ai vertici internazionali grazie a una scuola tecnica che è ancora ai primi posti, fino alla prossima volta. E, fidatevi, con i chiari di luna dell'esistenza umana, esserci, continuare a esserci a questi livelli da decenni è un grande risultato.

Ultima annotazione per i veterani Paolo NicolaiMarta Menegatti. Straordinari. La loro quarta olimpiadi la fianco di due esordienti (Samuele Cottafava e Valentina Gottardi). Esserci è stata la vera medaglia d'oro di una carriera affascinante.  


Ciao Parigi
, grazie. Resterai per sempre nel mio cuore.  Ed ora... Fefé preparati per LA2028.

 

 

 

p.s. In tutto questo non voglio dimenticare Davide Mazzanti. Il suo ultimo anno e mezzo è stato difficile, ma nei giorni dell'esplosione ai mondiali 2018 di questo gruppo, certamente con qualità innate dentro di sé, c'era lui. Forse bisognerebbe ricordarlo, con serenità e consapevolezza. 

Luca Muzzioli

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