A1 femminile - 05 ottobre 2024, 17:45

Milano: Parte il campionato di Alessia Orro. "Il mio campionato, l'oro di Parigi non mi basta"

Bella intervista della regista azzurra e di Milano oggi su Sportweew a firma di Silvia Guerriero

Le pagine del servizio di Sportweek su Alessia Orro

MODENA - Si apre il campionato di A1 femminile, il torneo del dopo Parigi2024, il torneo dello storico oro olimpico delle azzurre con alla guida di Alessia Orro. Su Sportweek, con la firma di Silvia Guerriero, un bel ritratto della palleggiatrice sarda, punto di forza azzurro e della Numia Vero Volley Milano, una delle candidate allo scudetto. 

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di Silvia Guerriero, da Sportweek

Nonostante la stanchezza per il tour de force romano, Alessia Orro è carica a pailettoni.
"Ho dormito poco, dopo la partita siamo state a Ballando e abbiamo fatto tardissimo, poi sveglia presto per venire a Milano". Ci vediamo la mattina dopo la Supercoppa, festeggiata (ahilei, ancora dall'Imoco Conegliano) negli studi di Ballando, e stavolta le "Stelle" più acclamate sono state loro, le ragazze della Nazionale d'oro a Parigi che questo weekend tornano in campo per il campionato numero 80.

"Il mio campionato" lo chiama il capitano della Numia Vero Volley (in campo domani a Pinerolo), che non vede l'ora di ripartire e dimenticare la sconfitta al quinto set del PalaEur. "Peccato perché c'è mancato poco, anche se eravamo senza un opposto (Paola Egonu, influenzata; ndr)".

A detta di tutti Conegliano-Milano è stato il prologo della sfida che chiuderà il campionato: sei d'accordo?
"Anche l'anno scorso eravamo le due favorite, poi noi siamo state eliminate in semifinale da Scandicci, che vedo ancora molto forte. Come Novara".

Che torneo ti aspetti? 
"Molto difficile perché con Champions League, Coppa Italia e Mondiale per Club giochiamo ogni due giorni: faremo fatica a riposare. Le società di vertice dovranno essere brave a gestire le atlete, soprattutto quelle che non si sono fermate in estate. Si rischia di perdere punti contro i club di bassa classifica: ecco perché è il campionato più bello (e stressante) del mondo".

Il pubblico apprezzerà.
"L'oro olimpico ha portato la pallavolo a un gradino più in alto: credo e spero che i palazzetti siano sempre pieni come al PalaEur (10.300 spettatori; ndr)".

A te cos'ha portato questo oro?
"Tanta visibilità, un sacco di impegni e incontri importanti: ho visto Mattarella tre volte in due settimane! Poi ho fatto co se nuove che mi hanno spaventata, emozionata e divertita come Ballando con le Stelle, il red carpet a Venezia e la Fashion Week a Milano per la nuova collezione sposa dell'Atelier Emé".

Ci devi dire qualcosa? 
"No! Ho la passione per gli abiti da sposa, me li disegno fin da quando ero piccola. Ora ho l'abito ma non il fidanzato...".

E neanche il tempo per cercarlo: il campionato è alle porte.
"L'anno scorso l'ha vinto Conegliano, e ci ha battuto in tre finali su tre. Ma ci siamo rinforzate con Danesi, Pietrini e il libero Fukudome, che mi piace molto". 

Avete anche un nuovo tecnico. 
"Lavarini mi aveva già allenato a Busto Arsizio: è bravo, soprattutto è uno che sa ascoltare le giocatrici".

Parlando di allenatori: cosa ti porti in campionato dei mesi passati con Velasco?
"Ho imparato a giocare più semplice e serena, a fregarmene di più di tutto. Si sbaglia? Si va avanti e si cerca un'altra soluzione. Sembra scontato, ma ci è voluto lui per farmi scattare questo clic".

In tanti hanno cercato di scoprire il segreto di Velasco per vincere quest'oro che sembrava stregato.
"La squadra c'era, ci servivano calma, sicurezza, trasparenza. Ci ha dato subito ordine e disciplina. Ed è stato bravo a gestire i carichi e il riposo. Anche a Parigi: ci ha lasciato, anzi, ordinato di prenderci del tempo libero, staccare dalla pallavolo e stare con i parenti e gli amici. Ci è servito tantissimo. Prima se solo uscivamo dall'hotel venivamo guardate male...".

Con Velasco avete cambiato la storia del nostro volley, ma una cosa resta uguale: sei sempre la miglior alzatrice del torneo. Qual è il tuo, di segreto?
"Non lo so, ma nel campionato italiano la migliore è sempre la Wolosz, l'alzatrice di Conegliano. Forse il mio segreto è la maglia azzurra!".

Sei nata però schiacciatrice: chi ti ha scoperta palleggiatrice?
"Marco Mencarelli, oggi direttore tecnico delle giovanili femminili azzurre, quando sono arrivata al Club Italia nel 2013. Ma mi allenavo in palleggio e in Serie B giocavo libero perché c'era bisogno, mentre in C facevo l'opposto. Un casino, insomma".

E un bel vantaggio: ora sei una giocatrice completa.
"È uno dei miei punti di forza: so difendere, murare e, quando posso, attaccare".

Il 2013 è stato un anno importante: il primo in Nazionale Under 18 e, soprattutto, lontano da casa.
"Avevo 14 anni, è stata molto dura. Chiamavo 4-5 volte al giorno, piangevo, pensavo di non farcela. È stato un trauma partire dalla Sardegna e arrivare a Milano: un giorno vivevo in mezzo alla natura e quello dopo mi ritrovavo rinchiusa in un centro federale, con la nebbia e regole rigidissime. Anche con la scuola è stato difficile, finché non ho trovato quella giusta. Mi sono diplomata in Scienze Umane con indirizzo psicologico, volevo lavorare con i bambini, poi l'ho fatto per un mese in un asilo nido e ho cambiato idea... Anche per quanto riguarda i figli, infatti mi sono presa un cane".

Casa è Narbolia, a 20 km da Oristano, a 10 minuti dal mare: il tuo rifugio.
"La famiglia, gli amici, le persone che conoscono Alessia, non la Orro: solo lì mi sento me stessa. Appena posso ci vado per staccare, per rigenerarmi. E recuperare il tempo perso con i miei cari da ragazzina. Io ho saltato quel periodo e adesso pesa: ho fatto anni a pensare solo alla pallavolo, arrivi a un punto in cui vuoi un po' di tempo solo per te stessa. Nel 2018, quando non sono stata convocata al Mondiale, ho avuto un mese libero: è stata l'estate più bella della mia vita. Mi svegliavo ed ero felice. Questa cosa pesa dentro di te. Tutti questi sacrifici hanno portato fin qui e ovviamente non voglio fermarmi, però il mio cervello dice che sto un po' tirando la corda. Magari in futuro potrò anche prendermi una pausa.
Un oro olimpico ti ripaga di tante cose ma se parliamo di quelle importanti non te le restituisce"

Parliamone.
"Sono molto legata alla mia famiglia, con gli zii e tanti cugini. Ho sempre sentito il loro calore e amore, siamo un'unica cosa. Mi manca perché per tanti anni ero la persona che non c'era mai nei momenti importanti."

Una famiglia molto unita, dall'ormai famoso nonno Peppino (a cui porti ogni medaglia vinta) in giù.
"Con lui ho un legame speciale, siamo testardi uguale: quando faceva il pastore lo accompagnavo sempre. Io aiutavo a mungere, a contare le pecore, a tenere i cavalli, che sono la mia grande passione. Ne avevo tre, quando posso vado ancora a montare. Facevo le gare di Endurance come papà, Pinuccio, che è stato campione regionale per tre anni di fila." 
"Mia mamma, Caterina, giocava e allenava a pallavolo: ha smesso a 40 anni. Io e Sara, mia sorella di 4 anni più grande, che adesso fa il libero a Cagliari in B2, abbiamo iniziato con lei: siamo anche riuscite a giocare un anno tutte e tre assieme, a Narbolia, mentre quando io e mia sorella siamo andate a Oristano lei ci ha seguite e faceva il secondo."

"Quando hai dovuto scegliere fra equitazione e pallavolo?"
"Quando sono andata al Club Italia. Però che il volley fosse diventata una cosa seria l'ho capito dopo, quando sono arrivata in A1. E ci ho messo un po' perché la cosa più difficile è confermarsi. Ci penso, ogni tanto, a noi sportivi che non sappiamo se l'anno dopo avremo un contratto: è tragica, 'sta roba qua."

E tu lo sai bene: talento precoce, poi messa da parte prima di sbocciare di nuovo. Momenti difficili, in campo e fuori.
"Dicevo del Mondiale 2018. Io sapevo di non piacere all'allenatore: Mazzanti non mi ha mai dato una possibilità, mi ha messo in un angolo dal primo giorno. Mi è arrivata tanta cacca addosso, ma non ho mai mollato: sono sempre stata lì, anche a palleggiare contro il muro o ad allenarmi con la prejuniores. Poi piano piano sono diventata titolare anche con lui, e poi lui se n’è andato."

Fuori dal campo: quando giocavi a Busto sei stata vittima di uno stalker.
"E si continua a sentire di violenza contro le donne e femminicidi, denunce mai ascoltate e paura nel farlo perché molte donne non si fidano delle forze dell'ordine: io ho denunciato e testimoniato per questa ragione. È stata una cosa molto intensa: mi aspettavo di trovarlo ovunque. Poi il Covid ha peggiorato le cose: ero in una fase di mezza depressione, non c'era nessuno in giro e guidavo guardando nello specchietto se c'era qualcuno che mi seguiva. Emotivamente è stato molto pesante, la pallavolo è stato l'unico mezzo che avevo per svagare la testa. Dopo, a Monza, la società mi ha dato la guardia del corpo per proteggermi ma non vivevo più, la gente mi guardava anche quando andavo a prendere un limone. Un'esperienza traumatica, non ho più voluto i bodyguard, sono arrivata a dire: se mi deve succedere qualcosa, che mi succeda. Il giorno in cui me li hanno tolti lui si è presentato in palestra ma i Carabinieri lo aspettavano al varco. Adesso è in un ospedale psichiatrico".

Busto, con la UYBA, ti ha però lasciato anche tanti bei ricordi, compresa una Coppa Cev, il tuo primo trofeo vinto nel 2019 con un club.
"Busto ha veramente creduto in me quando sono uscita dal Club Italia. Io ero innamorata delle Farfalle fin da piccola perché avevano le magliette con gli strass. Sono stati tre anni incredibili: da una squadra di classifica medio-bassa siamo arrivati in alto in campionato e alla Cev".

Che hai rivinto nel 2021 con Milano, e sei stata MVP. Dici di sentirti insicura, ma tutti questi premi non ti danno un po' di certezze?
"No, perché a me le danno i premi di squadra, non quelli individuali".

Beh, più dell'oro olimpico...
"Ma non mi basta! Io sono una che non si accontenta mai, che vuole tutto e subito".

Tutto è difficile, ma se dovessi scommettere su un trofeo per questa stagione?
"Non faccio pronostici perché porta male, faccio sogni. Il mio, da italiana, è vincere lo scudetto. Il mio campionato".

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