Internazionale - 22 ottobre 2024, 12:40

CEV: Roko Sikiric, il nuovo volto della pallavolo europea. Tra ambizioni e riforme, il neoeletto presidente si racconta

Nella sua prima intervista ufficiale, Sikiric descrive il lavoro svolto in CEV dal 2018, la vittoria elettorale, e il suo programma incentrato su trasparenza, crescita commerciale e sviluppo delle competizioni. Tra gli obiettivi principali, il rafforzamento della pallavolo giovanile, l'inclusione femminile nella governance, e una strategia per migliorare la visibilità mediatica del volley a livello europeo

Roko Sikiric all'assemblea elettiva di Napoli

MODENA - Roko Sikiric, ex schiacciatore (nel 2007/08 gli appassionati se lo ricordano per una stagione con la maglia della Tiscali Cagliari in A2, 390 punti all'attivo), classe 1981, croato di Spalato, dal 2018 in CEV con incarichi dirigenziali operativi, a fine agosto a Napoli è stato eletto Presidente della CEV, la Confederazione Europea della Pallavolo. 

Una elezione forse anche un po' a sorpresa visto che il principale avversario era il vice Presidente europeo Renato Arena, per di più in un appuntamento elettorale tenutosi proprio in Italia, il ché lasciava pensare ad un implicito endorsement della CEV targata Boricic (l'ex presidente) verso quello che sembrava il "naturale" successore.
Invece la maggioranza delle 56 federazioni affiliate ha voluto dare una svolta netta alla politica europea eleggendo il più giovane 43enne Sikiric alla Presidenza per il quadriennio 2024/2028.

Per conoscerlo meglio gli abbiamo fatto questa prima intervista.

Presidente, quali compiti aveva in CEV prima delle elezioni? Cosa non andava dal suo punto di vista?
"Ho iniziato il mio percorso in CEV nell’estate del 2018, quando mi venne assegnato il compito di seguire e coordinare l’organizzazione delle Coppe Europee. A seguire, ho assunto piena responsabilità del Dipartimento Pallavolo e, da settembre 2022, anche del Dipartimento Eventi, cui spetta l’organizzazione delle competizioni di più alto livello, quali EuroVolley e la fase finale della Champions League. Alla luce di questa esperienza e del mio passato da giocatore e dirigente di club, ho maturato la convinzione che il nostro sport abbia ancora importanti margini di crescita, che si riflettono sia nella gestione politica della CEV che nel lavoro quotidiano svolto dai nostri uffici in Lussemburgo".  

Secondo lei, perché ha vinto le elezioni per la presidenza CEV? In cosa ha riscontrato di aver ricevuto più consensi nel suo programma? "Credo che il mio programma abbia saputo unire un ampio numero di nazioni e offerto prospettive di crescita a numerose Federazioni. Al tempo stesso, credo di aver messo insieme una squadra composta da persone giovani e dinamiche, pronte a lavorare con grande energia per il futuro della pallavolo europea. Potremmo definire quanto accaduto con le elezioni anche un ricambio generazionale, che riflette l’esigenza e la volontà dei nostri membri di avere una leadership dinamica, trasparente, in linea con l’immagine che il nostro sport riesce a dare di sè sul campo di gioco".  

Prima delle elezioni ha presentato grafici e numeri sulla gestione CEV, a cosa puntava? Cosa non andava dal suo punto di vista?
"L’analisi che ho presentato riflette il mio background accademico e la mia attitudine e propensione ad analizzare i dati disponibili prima di prendere una qualche decisione, cosi che questa sia fondata su elementi concreti. Essa puntava ad identificare gli enormi margini di crescita e di miglioramento che la pallavolo europea presenta, soprattutto dal punto di vista commerciale. E’ proprio questo potenziale non ancora sfruttato sul quale dobbiamo puntare e credo che questa analisi abbia aperto gli occhi di molti sul fatto che permangono opportunità notevoli da sfruttare nonostante il buon lavoro fatto negli anni scorsi. Credo si debba guardare a che cosa possiamo fare meglio, a quali strade non siano state ancora esplorate e debbano essere ‘battute’, soprattutto di fronte alla crescente competizione che viene da altri sport di squadra, ma non solo". 



Oggi quali sono le sue priorità come nuovo presidente della CEV?
"Come ho annunciato a conclusione del Congresso tenutosi a Napoli, desidero unire tutta la pallavolo europea sotto l’egida della CEV. Credo sia importante veicolare il messaggio che la nuova dirigenza sarà al servizio delle 56 Federazioni che compongono la nostra istituzione. In tal senso, anche nelle settimane scorse, ho intrapreso alcuni viaggi che dimostrano una chiara volontà di dialogo con tutti gli attori della pallavolo europea. Voglio contribuire a trasformare la pallavolo europea in modo trasparente, seguendo i principi di good governance, perseguendo l’eccellenza a tutti i livelli e andando incontro alle esigenze di tutti i paesi, grandi o piccoli essi siano, perché tutti giocano un ruolo nel definire il presente ma soprattutto il futuro del nostro sport". 

Quali sono i suoi obiettivi a breve e lungo termine per lo sviluppo della pallavolo in Europa?
"Se guardiamo al breve termine, le priorità sono rappresentate da un miglioramento nella nostra efficienza operativa attraverso rapidi aggiustamenti al sistema attuale. Naturalmente, vi è poi una strategia di lungo termine ben più articolata, che si fonda sulla good governance, un miglioramento della stabilità e sostenibilità finanziaria delle nostre attività e sulla promozione della pallavolo anche oltre i confini europei. Dobbiamo lavorare insieme a tutti i nostri stakeholders per perseguire insieme i punti chiave che ho enunciato nel mio programma: trasformare, in modo sostenibile, le nostre competizioni per renderle più interessanti ed appetibili; far crescere la pallavolo europea dal punto di vista commerciale, perseguendo al tempo stesso obiettivi di good governance; sostenere tutti i membri della pallavolo europea in un’ottica di solidarietà coltivando uno spirito di eccellenza soprattutto per quanto attiene il capitale umano". 

Come vede il futuro della pallavolo maschile e femminile in Europa? Quali differenze ci sono nei piani per i due settori? 
"Se guardiamo all’esito delle più recenti competizioni internazionali, a partire dall’Olimpiade di Parigi, non vi è alcun dubbio che la pallavolo europea continui e continuerà ad occupare una posizione di leadership a livello mondiale. Detto questo, i punti principali del programma che ho elaborato sono indirizzati a rafforzare e migliorare la pallavolo europea senza distinzione di genere, sebbene si debba tenere conto delle rispettive specificità".

"Vorrei altresi sottolineare il crescente ruolo assegnato alla componente femminile nella governance della nostra Confederazione, con cinque donne elette nel nostro Consiglio di amministrazione, un fatto storico per la CEV dalla sua creazione nel 1973. Di recente abbiamo annunciato la composizione delle Commissioni, con ben 19 delle 21 candidate donne proposte dalle Federazioni nazionali che ora occupano una posizione in seno all’una o all’altra Commissione. E’ prevista anche la creazione di un working group dedicato specificamente al miglioramento del nostro attuale assetto in termini di gestione e governance, ove il ruolo e il contributo delle donne saranno oggetto di discussione".  

"Dal punto di vista sportivo, dobbiamo continuare a supportare le nostre Federazioni ed offrire opportunità ai giovani – che negli ultimi anni hanno dominato il panorama internazionale. Il lavoro svolto 'alla base' è di ottima qualità e dobbiamo fare in modo che questo continui anche negli anni a venire, espandendo il gruppo di paesi che arriva a competere ai piu’ alti livelli su scala mondiale". 



Come intende promuovere la pallavolo a livello giovanile e rafforzare le accademie in Europa?
"Da questo punto di vista, credo che il nostro programma di sviluppo che si basa sul coinvolgimento di club e scuole debba essere rafforzato ed esteso ulteriormente. Le associazioni zonali, poi, debbono giocare un ruolo di prim’ordine proprio per quanto attiene il settore giovanile, attraverso l’organizzazione di corsi e programmi destinati alle federazioni nazionali che dovrebbero poi andare a diffondere approcci metodologici innovativi nei rispettivi paesi. E’ un processo, diciamo, 'a cascata', in cui il supporto, anche economico, della CEV puo’ e deve fare la differenza"

In un'epoca in cui molti sport si stanno digitalizzando, come vede il ruolo della tecnologia e dei social media nella promozione della pallavolo europea?
"Il mio programma include una serie di azioni volte a sfruttare il progresso tecnologico e strumenti quali l’intelligenza artificiale (AI) al fine di non solo offrire una immagine più moderna della pallavolo europea, ma anche di sfruttarne le opportunità a livello finanziario e di interazione con i fan. Da questo punto di vista, sottolineo il ruolo centrale della piattaforma OTT EuroVolleyTV, la realizzazione di documentari che permettano la distribuzione di contenuti che vadano oltre le azioni di gioco ma offrano anche una narrazione di quanto accade dietro le quinte, per cosi dire, e le numerose opportunità offerte dall’avvento di app e e-games".  

Cosa intende fare per promuovere al meglio la comunicazione della CEV, sin qui poco attiva verso i media tradizionali e testate web? "Abbiamo già accennato poc’anzi al tema della trasparenza. Credo sia necessario avere un ruolo proattivo nei confronti dei media cosi non solo da coinvolgerli nella promozione del nostro sport, ma anche in un dialogo continuo rispetto alle strade da percorrere per garantire un futuro ricco di successi alla pallavolo europea. Da questo punto di vista, è senz’altro importante che le decisioni assunte dalla leadership vengano comunicate in modo pronto, aperto e chiaro. Di certo, il nostro sito web necessita di miglioramenti sostanziali e dovremo lavorare anche in tal senso al fine di rendere le informazioni fruibili in modo più rapido, efficace ed efficiente"

Ci sono piani per riformare le competizioni europee, come la Champions League di pallavolo, per renderle più attraenti e competitive? Perché il passo indietro dalla Superfinals?
"Un tale processo di riforma e miglioramento non può che avvenire attraverso un dialogo continuo con tutti i nostri partners. A tale proposito, desidero ricordare che durante il periodo della pandemia, ho in prima persona avuto centinaia di riunioni online al fine di trovare soluzioni ed accordi che potessero dare, per quanto possibile, soddisfazione a tutte le parti coinvolte. Desidero continuare a lavorare in questo senso anche in futuro e in sede di discussione di cambiamenti da apportare alle Coppe europee. Per quanto riguarda la rinuncia alle Super Finals e il ritorno alle Final Four, questa scelta presa dalla precedente leadership è stata dettata da ragioni di calendario che rendevano non più fattibile l’organizzazione di un evento che coinvolgesse squadre maschili e femminili al tempo stesso. Non credo che si possa invece discutere della bontà di un format che aveva riscosso grande successo dalla sua introduzione con lo storico evento di Berlino nel 2019". 

Qual è la sua strategia per attrarre nuovi sponsor e partner commerciali per la pallavolo europea?
"Per prima cosa, andremo ad intraprendere un lavoro cosiddetto di 'due diligence' al fine di avere una migliore comprensione del valore dei nostri assets e sulla base dei risultati di questa analisi si procederà alla redazione di un piano strategico di sviluppo per gli anni a venire che sia coerente con i dati in nostro possesso". 

"Come ho già elaborato nel mio programma elettorale, credo che si debba lavorare sul format delle nostre competizioni al fine di renderle più appetibili sia dal punto di vista sportivo che commerciale. Queste due dimensioni procedono insieme, l’una accanto all’altra, anche al fine di garantirne una copertura mediatica mondiale e non solo europea. Da questo punto di vista, dobbiamo rinforzare anche i nostri uffici in Lussemburgo dal punto di vista commerciale e marketing, al fine di poter approcciare potenziali sponsors con pacchetti e dati che dimostrino la rilevanza della pallavolo europea e dei nostri prodotti. Le aree su cui intervenire sono numerose e dobbiamo sviluppare piani ambiziosi in materia di ticketing, hospitality, merchandising, in linea con quanto accade o è già accaduto in altri sport"

Ci sono piani per aumentare la visibilità televisiva delle competizioni europee? Come intende raggiungere questo obiettivo? "Dal punto di vista televisivo, io ritengo che la CEV debba investire al fine di sostenere i costi di produzione, che sono un 'peso' importante per gli organizzatori. E’ necessario lavorare con i nostri partner di Infront al fine di alzare i rating televisivi e assicurare 'prime-time slots' ai nostri prodotti, dal momento che una simile evoluzione porterebbe non solo ad un incremento di visibilità per il nostro sport, ma anche del valore delle nostre competizioni in sede di negoziazione con potenziali sponsor. Vorrei sottolineare l’importante ruolo svolto in tal senso dai commentatori e dagli esperti, quali ex giocatori, nel creare un prodotto di qualità e di livello che sia altamente appetibile per il pubblico. Da questo punto di vista, credo che dobbiamo migliorare anche la qualità della produzione al fine di proporre programmi che stimolino il pubblico a seguire la trasmissione in diretta delle nostre competizioni, cosi anche da migliorare l’appeal del nostro sport nel suo complesso"

Calendari... Alcune nazioni hanno leghe forti con campionati forti. Come intende supportarle nella lotta ai calendari contro prevaricazioni della FIVB? 
"Una opera di sinergia è necessaria in questo senso, anche al fine di sottolineare la complementarietà delle diverse organizzazioni – leghe / federazioni nazionali, CEV e FIVB. Credo che vi sia già stata una evoluzione positiva dal momento che alcune competizioni sono state cancellate al fine di assicurare periodi di riposo più lunghi agli atleti. La CEV continuerà a lavorare con la FIVB al fine di migliorare ancora le condizioni per i giocatori e le giocatrici in un'opera di dialogo costante che, come è accaduto in sede di definizione degli ultimi calendari, ha coinvolto tutti gli stakeholders e dato ascolto alle loro istanze".  

Come intende lasciare un'eredità positiva al termine del suo mandato? "Il mio auspicio ed obiettivo è di lasciare un’eredità positiva sotto il profilo di un rafforzamento in termini di good governance, promozione di una gestione trasparente della nostra organizzazione, ma anche in termini di inclusione, di sostenibilità e stabilità finanziaria sia per i nostri stakeholders che per l’istituzione stessa". 

In Italia (e forse non solo qui), c'è preoccupazione perché paesi con campionati principali come Italia, Polonia, Turchia e Olanda sono stati esclusi dai consigli CEV... Si parla della possibilità di creare un'Eurolega. "Vorrei sottolineare ancora una volta come sia mia intenzione essere al servizio di tutti i membri della nostra Confederazione, al di là di quali siano attualmente rappresentati nel nostro Board. Di recente, abbiamo comunicato la composizione delle nostre Commissioni, ove i Paesi da lei citati sono rappresentati da persone di valore e competenza. Per quanto riguarda l’idea di una Eurolega, come ho già sottolineato nel mio programma elettorale, la nostra priorità è quella di alzare il livello e l’attrattività di tutte le nostre competizioni ed in particolare della Champions League, dove ci sono ampi margini di miglioramento e il cui format attuale è un lascito della precedente dirigenza. Ritengo che una tale evoluzione non possa che andare incontro ai bisogni e alle necessità delle squadre che partecipano alle leghe cosiddette 'maggiori'. A mio modo di vedere, il miglioramento di un tale prodotto renderebbe del tutto ridondante il progetto di costituire una 'lega parallela', che di certo la CEV non sosterrà. Tuttavia, una tale evoluzione non potrà che avvenire attraverso un dialogo continuo e franco con tutti i club, le Federazioni, le leghe ed esperti in ambito commerciale, al fine di comprendere appieno le loro istanze e, sulla base di una analisi delle opportunità esistenti, definire insieme le modifiche da apportare al format attuale.  

Come procederà con la Russia? Manterrà l'embargo in vigore a livello internazionale? "La questione della riammissione della Russia (e della Bielorussia) alle competizioni internazionali va ben oltre il raggio di azione della nostra Confederazione. Si tratta di una decisione che non può’ essere presa unilateralmente e che richiede una necessaria opera di coordinamento con la FIVB e le altre istanze internazionali. Numerosi sport si stanno interrogando a questo riguardo e hanno già identificato misure e condizioni per la riammissione e partecipazione di atleti russi e bielorussi. Tuttavia, per gli sport di squadra quale é la pallavolo, ancora non vi è stata una evoluzione in tal senso. Dobbiamo confrontarci con i colleghi degli altri sport per capire quale percorso si possa seguire, al fine di rispettare le sensibilità dei numerosi attori in causa ma al tempo stesso utilizzare il potere unico che lo sport ha di unire al di là delle differenze di natura politica ed ideologica".  

 

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