A1 femminile | 13 dicembre 2024, 01:24

Bergamo: Velasco in visita. "La pallavolo femminile parte di una rivoluzione culturale"

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Bergamo: Velasco in visita. "La pallavolo femminile parte di una rivoluzione culturale"

BERGAMOJulio Velasco a Bergamo fa un certo effetto… Perché è l’incontro tra un ambiente che ha una storia gloriosa e l’artefice di un trionfo olimpico tanto atteso.

Che cosa ha portato il CT della Nazionale italiana in città? Una visita al Volley Bergamo 1991 e un confronto con Carlo Parisi e il suo Staff. 

"Giro per tutte le squadre della Serie A1. L'anno scorso non sono riuscito a venire a Bergamo, ma quest'anno è la prima squadra che visito. Voglio osservare alcune giocatrici, anche perché stiamo programmando una seconda squadra per le Universiadi e i Giochi del Mediterraneo del 2026. Inoltre, parlo con allenatori e preparatori fisici per confrontarmi su diversi aspetti. Con Carlo (Parisi, ndr), ad esempio, ci siamo già visti durante gli allenamenti della Nazionale."

Quanto è importante il confronto con gli altri allenatori?
"È fondamentale. Mi interessa sapere come la pensano gli allenatori sulle proprie giocatrici e anche su altre. Sono conversazioni private, ma molto utili per me. Inoltre - sottolinea Velasco -, questa società, nonostante abbia dovuto fare il mercato all'ultimo momento, sta facendo un campionato straordinario. È nei playoff, e penso che in pochi se lo aspettassero. Con tutte le difficoltà che ha affrontato, come la perdita di uno sponsor storico e la mancanza di un palazzetto, è già una vittoria essere a questo livello."

Come descrive l'evoluzione della pallavolo femminile?
"La pallavolo femminile oggi è completamente diversa rispetto al passato. Nel '97, quando sono stato in Nazionale per un'estate, il movimento era a un altro livello. Allora una squadra come Teodora Ravenna poteva vincere 11 scudetti consecutivi, cosa che evidenziava anche un limite del movimento. Oggi, invece, c'è più organizzazione nelle società, un livello tecnico più alto e una migliore preparazione nelle nazionali giovanili. Il movimento femminile sta crescendo in tutto il mondo e arriverà a livelli che oggi sono quasi inimmaginabili."

Cosa rende diversa la pallavolo femminile rispetto a quella maschile?
"Non è semplicemente una versione lenta del maschile, ma ha qualcosa in più. Le partite sono spesso più spettacolari perché la palla cade meno e ci sono più scambi - evidenza il ct azzurro -. Oggi, anche le giocatrici di 1.90 metri sono molto più coordinate rispetto al passato, grazie a un lavoro migliore nelle palestre e a un cambiamento culturale. Le bambine, ad esempio, non vengono più limitate nel fare certe attività solo perché sono femmine."

Quanto conta la cultura nel cambiamento del movimento?
"Questo progresso è parte di una rivoluzione culturale più ampia. Lo sport riflette il cambiamento del ruolo della donna nella società. Oggi le ragazze guardano anche la pallavolo femminile, non solo quella maschile. È una rivoluzione silenziosa ma evidente. Come allenatori, dobbiamo capire che le donne sono diverse e non giudicarle per questo. È importante adattarci a loro, non il contrario."

Perché ha scelto di includere donne nel suo staff?
"Ho voluto quante più donne possibile nel mio staff perché il loro punto di vista è essenziale. Ho chiamato Manuela Leggeri, ex capitana della Nazionale, per contribuire con la sua esperienza. Credo che le donne nello staff aiutino a costruire un rapporto migliore con le giocatrici, perché spesso si fidano più facilmente di loro che di noi uomini. È nostro compito fare uno sforzo per comprendere meglio il loro mondo."

Che risposta dà a chi critica le giovani giocatrici? "Mi arrabbio quando sento allenatori dire che le ragazze non capiscono. Come fanno a non capire? Sono abituate a dimostrare di capire ogni giorno a scuola. Il problema non è capire, ma riuscire a mettere in pratica quello che hanno compreso. È compito nostro aiutarle in questo, non criticarle."

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