MILANO - Nella giornata di ieri, 8 gennaio, giorno del suo 30esimo compleanno, Vogue Italia celebra Myriam Sylla, protagonista della digital cover di gennaio del celebre mensile.
Per la schiacciatrice del Vero Volley Milano un’intervista toccante e personale in cui si è raccontata a cuore aperto. Ecco alcune parti principali dell'intervista dell’ex capitana della Nazionale italiana di pallavolo rilasciata a Federico Chiara.
La promessa alla madre e l’oro olimpico.
"La medaglia olimpica l’avevo promessa a mia madre. Non una medaglia qualunque, ma quella più preziosa. Prima di partire per Parigi ne avevo parlato con le mie compagne di squadra, senza specificare il metallo per non mettere troppa pressione. Ma dell’argento non mi sarei accontentata."
Myriam ha spiegato come, durante le Olimpiadi, abbia trovato una forza interiore straordinaria: "Dentro di me c’era qualcosa in più, fisicamente e psicologicamente ero una somma di tutto quello che sono stata in questi anni."
Le difficoltà dell'inizio
Myriam ha ripercorso gli inizi della sua carriera con commozione. "Ho iniziato per caso, accompagnando mia cugina a un provino. Non potevo permettermi neppure le ginocchiere, ma i miei allenatori mi hanno aiutata. Anche quando mio padre non capiva quanto fosse importante per me la pallavolo e mi vietava di allenarmi se non studiavo abbastanza, altri si prodigavano per sostenermi."
Un momento cruciale è stato il rilascio del passaporto italiano, che le ha permesso di entrare nella Nazionale giovanile. "Dovevo fare file interminabili in questura per il permesso di soggiorno. Era un incubo, ma almeno dopo potevo saltare scuola e premiarmi con un McDonald’s."
Ius soli e identità
Myriam ha affrontato con passione il tema dello ius soli: "Non esiste che, nel 2024, ci siano ragazzi e ragazze che non possano completare la propria identità. Sono nati e cresciuti qui, parlano italiano, ma gli viene detto: 'Siete nigeriani'. È assurdo."
La forza della madre e i piercing
La schiacciatrice di Milano ha ricordato il rapporto speciale con sua madre: "Avevamo la stessa 'cazzimma'. Quando lei è mancata, ho fatto il piercing più doloroso, il septum, per sfogare la sofferenza. Non lo toglierò mai, neppure a 90 anni."
Ogni piercing racconta un momento importante: "All’inizio volevo tatuarmi un enorme dragone, ma mia madre mi convinse a desistere. Il primo piercing, un brillantino al naso, l’ho fatto con lei in farmacia. È stato l’inizio di tutto."
Le difficoltà con il corpo e la bulimia
Myriam ha affrontato il tema della sua relazione con il corpo: "Non mi sentivo come le altre. A 16 anni, lontana da casa per giocare, ho iniziato a vomitare dopo mangiato. Per fortuna, la mia tutor capì e intervenne. Oggi voglio che il mio esempio aiuti le ragazze a non vergognarsi di chi sono."
Il diario e la fiducia in se stessa
Gli estratti dal suo diario, un rifugio nei momenti di tensione: "Ho capito che nella vita l’incertezza è realtà, ma ho fiducia in me stessa."
Ripensa con emozione alla telefonata di suo padre dopo l’oro olimpico: "Mi ha detto 'Sono orgoglioso di te'. Era la prima volta."
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