CHAUMONT (Francia) - Silvano Prandi, una delle figure più iconiche della pallavolo italiana, racconta il passato e il presente del volley, dalla nascita dei playoff in Italia all’evoluzione del campionato francese, dove oggi guida il Chaumont.
"Qui in Francia vincere la regular season è importante, perché garantisce un posto in Champions League. Due i posti disponibili: uno va al vincitore della stagione regolare e uno alla squadra campione. Questo dà valore alla prima fase del campionato, anche se ormai i playoff sono diventati un campionato a parte", spiega Prandi, il cui Chaumont è in lotta per il primo posto. "Dobbiamo fare quattro punti nelle ultime due partite per assicurarci il primato. Sarà dura, ma la qualificazione alla Champions è un grande obiettivo".
Dagli anni d’oro di Torino alla nascita dei playoff
Tornando agli albori della sua carriera, il tecnico ripercorre un’epoca in cui il dominio assoluto della sua squadra portò a una rivoluzione nel campionato italiano. "Negli anni ‘80 la nostra squadra, il Klippan Torino, poi diventata Robe di Kappa, era imbattibile. Dal 1976 al 1983 non perdemmo mai una partita in casa in campionato. All’inizio il pubblico riempiva il Palaruffini: avevamo una media di 3.500 spettatori, che nelle partite di cartello arrivavano fino a 8.000, il massimo della capienza".
Ma il dominio assoluto non giovava all’interesse degli spettatori. "Con il passare delle stagioni, la gente smise di venire a vederci. Vincere era diventato scontato. Nel 1981, dopo tre scudetti consecutivi, la media del pubblico scese a 500 persone a partita. Il nostro presidente, il commendatore Zecchini, addirittura ci dava premi in denaro se concedevamo meno di due punti agli avversari nei set. Diceva che vincere 15-10 o 15-11 non gli dava soddisfazione, voleva il dominio totale".
Un episodio rimasto impresso nella memoria di Prandi arriva da una semifinale di Coppa Italia giocata ad Ancona contro l'Edilcuoghi. "A un certo punto, sugli spalti, una spettatrice urlò: ‘Basta con questi che vincono sempre! Siete insopportabili!’. Eravamo diventati antipatici per eccesso di vittorie".
Fu in quel contesto che la dirigenza della pallavolo italiana, guidata da Franco Leone e supportata dai club storici come Torino, Modena, Roma e Catania, decise di introdurre i playoff, ispirandosi allo sport americano.
"Nel 1981-82 si partì con la nuova formula. Inizialmente sembrava non cambiasse nulla: continuammo a dominare la regular season e anche i primi turni dei playoff. Poi, però, in finale contro la Santal Parma, perdemmo gara-2 fuori casa. Fu uno shock. Tornammo a Torino per la bella e perdemmo anche quella. La pallavolo era cambiata per sempre".
Nei due anni successivi la storia si ripeté: Torino dominava la stagione regolare, vinceva gara-1 della finale, poi perdeva in gara-2 e in gara-3. "Il mio presidente, alla fine del campionato 1982-83, mi disse: ‘Professore, deve aggiornare la sua calcolatrice, perché alla sua squadra manca una settimana di forma. Giochiamo bene fino a gara-1, poi caliamo’. Finalmente, nel 1983-84, riuscii ad aggiornare la calcolatrice: vincemmo la finale in due partite e ci riprendemmo lo scudetto".
I playoff si affermarono definitivamente e oggi rappresentano il momento clou della stagione in ogni campionato di vertice.
L’evoluzione del volley francese e il nodo sponsor
Da dodici stagioni Prandi allena in Francia e ha assistito alla crescita del movimento, anche se il percorso è ancora lungo. "Quando sono arrivato, molti club giocavano in palazzetti ridicoli: palestre vecchie da 700 posti. Oggi le strutture sono migliorate, alcune sono ottime. L’introduzione del challenge ha reso il gioco più organizzato, ma manca ancora un salto di qualità".
Un ostacolo importante è la dipendenza dai finanziamenti pubblici. "In Francia, il 60-70% dei budget dei club arriva dagli enti pubblici. Questo rende difficile attrarre sponsor privati. Se una squadra prova a mettere un title sponsor sulla maglia, rischia di perdere i finanziamenti pubblici. È successo a Tours: McDonald’s voleva diventare main sponsor, ma il comune ha minacciato di tagliare i fondi. In Italia una cosa del genere non accadrebbe mai".
Questo sistema ha impedito una crescita più rapida. "La nazionale francese è campione olimpica, ma la maggior parte dei suoi giocatori gioca in Italia o in Polonia. Nel sestetto base, solo Legoff gioca nel campionato francese. Il livello generale è migliorato, ma per diventare davvero competitivo servirebbero più investimenti privati".
Il futuro e la passione per la panchina
Nonostante la lunga carriera, Prandi non ha intenzione di fermarsi. "La maggior parte dei miei colleghi è in pensione da anni. Io continuo perché mi piace allenare. Finché ci sarà un club che mi offrirà una panchina, io la prenderò".
Anche il presidente del Chaumont non vuole rinunciare a lui. "Mi ha detto che è spaventato dall’idea di gestire il dopo-Prandi e che vuole rinviare il problema il più possibile. Quindi mi ha chiesto di rinnovare per un altro anno. Ho accettato, poi si vedrà".
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