HOUSTON – Dopo anni negli Stati Uniti alla guida della Houston Volleyball Academy, Marco Meoni, ex palleggiatore della Nazionale e protagonista della “Generazione di Fenomeni”, iridato nel 1998 e argento ad Atlanta ’96, torna nel mondo azzurro entrando nello staff tecnico della Nazionale maschile guidata da Ferdinando De Giorgi, suo ex compagno di squadra. Una notizia maturata in poche settimane ma che affonda le radici in una lunga storia condivisa.
“Qualche settimana fa mi sono sentito con la Federazione per parlare di altro” racconta Meoni. “Allenando i giovani, mi sarebbe piaciuto poter lavorare con le Nazionali giovanili azzurre. Ma per motivi di tempistiche non è stato possibile. Poi Fefè mi ha detto: ‘Perché coi giovani? Se puoi aiutarci...’”.
L’idea prende forma in fretta. “Libe (Libenzio Conti, ndr) mi ha chiamato chiedendomi: 'Che ne pensi?' Mi conosce da 35 anni, puoi immaginare la mia risposta...”. La proposta viene ufficializzata dal Consiglio Federale e accolta con entusiasmo. “Sono molto orgoglioso. Rientrare con Fefè è un cerchio che si chiude”.
Una storia che inizia a Padova, quando Meoni era il secondo palleggiatore di De Giorgi. “Poi in Nazionale i ruoli si sono invertiti, lui è diventato il mio secondo. Ora lavoriamo di nuovo insieme, in un altro contesto. È meraviglioso”.
Il ricordo più tenero arriva proprio da quell’addio a Padova. “Quando Fefè lasciò la squadra, salutò tutti con un piccolo pensiero. A me regalò un ciuccio da clown, perché ero il più giovane. Mi ricordo ancora quella scena. Se me lo regalasse oggi, sarebbe un pannolone per l’incontinenza – ride – conoscendo il suo umorismo”.
Dopo il ritiro nel 2008, Meoni non ha mai fatto un vero addio alla Nazionale. “In effetti - proprio come Fefé -, non l’ho mai salutata ufficialmente. Quando mi hanno chiamato, mi è venuto naturale pensare: non l’ho mai lasciata davvero”. Per questo forse – scherza – “è passata la delibera in Federazione”.
A Houston vive con la famiglia, segue i giovani e assiste alla crescita del movimento statunitense: “Negli USA la pallavolo femminile sta esplodendo, anche grazie a nuove leghe professionistiche come la LOVB. Hanno mezzi, investitori e strutture straordinarie. Il maschile invece fatica: pochi Stati lo inseriscono nei programmi scolastici. Il sistema americano è incredibile ma difficile da capire per chi viene dall’Europa”.
Nel frattempo, non ha mai perso contatto con l’ambiente italiano. “Con Barbolini ci siamo visti spesso. Con Bonitta ci siamo sentiti. Avevamo pensato a una collaborazione, ma per via di cavilli contrattuali non è stato possibile”. Anche un invito a lavorare per la Nazionale USA è tramontato per motivi di rappresentanza interna. “Mi avrebbe fatto piacere, ma preferisco così. Per me l’Italia è casa”.
Oggi Meoni guarda con fiducia al futuro azzurro. “Abbiamo un gruppo giovane e solido. Da qui a Los Angeles non credo ci saranno stravolgimenti. La base è buona e possiamo dire la nostra contro squadre forti come Francia, Polonia, e anche la Russia quando rientrerà”. Ma è lui stesso a porre la domanda al giornalista: “Tu come la vedi l’Italia?” – segno di un interesse sincero e di un legame mai interrotto con la maglia azzurra.
Infine, il ricordo di un tempo in cui la comunicazione era agli albori. “Ai tempi volevo fare dei video per mostrare la vita in ritiro, la quotidianità degli allenamenti, ma mi fu vietato. Mi minacciarono perfino di squalifica. Avevo già in mente qualcosa da influencer, solo che all’epoca era visto come una minaccia. Oggi sarebbe normale”.
Tempi cambiati, sogni che ritornano. E Marco Meoni, a quasi 53 anni, è ancora lì. Con il suo sorriso e una passione che non ha mai smesso di raccontare.
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