ANKARA - Alla sua prima stagione all’estero, Ofelia Malinov ha trovato ad Ankara ciò che forse in Italia non sentiva più: spazio, responsabilità e rispetto.
In un campionato di alto livello come quello turco, sta guidando la sua squadra – la neopromossa Zeren Sport Ankara – a lottare per l'Europa, ritrovando sé stessa dopo stagioni difficili. In questa lunga intervista racconta l’esperienza fuori dall’Italia, il significato profondo di giocare da straniera, il rammarico per la mancata convocazione in Nazionale e la voglia – mai sopita – di esserci ancora.
Selfie Malinov, Mihajlovic e Uzelac
Come sta vivendo la sua prima stagione all’estero, cosa ha trovato nella capitale turca e cosa sogna ancora: Ofelia Malinov si racconta in vista dei Playoff 5° posto per la Challenge Cup. "Sono contenta, sto bene. È stata un'esperienza tosta, ma bellissima. Mi ha arricchita, mi ha fatta crescere – dice con serenità Ofelia Malinov, palleggiatrice della squadra di Ankara da oggi impegnata nei playoff per il quinto posto in Turchia –. Ho sempre desiderato fare un’esperienza all’estero. Prima o poi va fatta, perché vivere una nuova cultura, adattarsi a una nuova mentalità, ti cambia e ti migliora. Mi ha dato consapevolezza, mi sento proprio rinata."
La stagione di Ofelia, in una squadra neopromossa, è stata intensa. Ora l'obiettivo è il 5° posto contro la THY, la Turkish Airlines, per garantirsi la qualificazione alla Challenge Cup.
"Per una squadra alla prima esperienza in questo campionato, arrivare a giocarci un posto in Europa è davvero tanta roba – racconta –. All’inizio non è stato facile: tutto nuovo, società, giocatrici, staff. Non avevamo una base, serviva tempo. Siamo partite con quattro sconfitte, affrontando le squadre più forti. Però siamo cresciute e io ho giocato tanto. Penso di aver dato qualcosa di mio a questa squadra. Sono fiera di quanto fatto."
E nonostante Ankara sia meno "comoda" di Istanbul, almeno per il ritorno in Italia, la vita le piace: "È una capitale vivibile, forse meno cotica di Istanbul. Certo, per tornare in Italia servono tre giorni liberi perché i voli non sono comodissimi, ma per il resto si sta bene. È un posto che ti mette alla prova e questo aiuta a maturare."
Il peso di essere straniera, il piacere di essere giudicata solo per quanto fa in campo.
"Giocare all’estero da straniera ti mette inevitabilmente pressione, ma qui mi hanno giudicata per quello che ho fatto in campo. Non c’erano preconcetti o idee pregresse. In Italia, lo ammetto, forse certe critiche mi avevano condizionata troppo. È stato come togliersi un peso. Mi sento tornata più forte, anche più di com’ero prima. Se me lo avessero detto due anni fa, non ci avrei creduto."
Il pensiero alla Nazionale, e quella porta sempre aperta. "Mi sento meglio di prima, più forte, più lucida. E se la Nazionale dovesse chiamarmi, sarei felice come una bambina alla prima convocazione – confessa –. Non è mai stato un discorso chiuso da parte mia. Anzi, un po’ di rammarico c’è, perché mi chiedo cosa ancora debba dimostrare. Ma lascio parlare il campo: ho fatto il mio, le partite parlano da sole. Se qualcuno pensa ancora che non so palleggiare, che prenda una qualsiasi mia partita e la guardi."
Poi la riflessione si fa più profonda: "Sto dove mi apprezzano. È la mia risposta, semplice e sincera. In Italia mi trovo bene, è casa mia. Ma non resto da nessuna parte se non sento di essere stimata. Se un giorno qualcuno vorrà apprezzarmi di nuovo, io sarò felice di tornare. Ma non voglio stare in un posto per forza. Voglio sentirmi utile, considerata. E qui mi sento così."
Malinov miglior palleggiatrice al Mondiale 2018
Il futuro? Ancora ad Ankara, con ambizione. "Ho un altro anno di contratto e sono felice di restare. Abbiamo gettato le basi, ora vogliamo alzare il livello. Che sia Champions (con la wild card?, ndr) o Challenge, avremo una Coppa Europea da giocare. Sono già carica per ricominciare."
E chissà che il futuro non riservi anche una chiamata azzurra. Intanto, oggi, c’è la Turkish Airlines: "Ce la giochiamo. Loro sono forti, esperte, ma anche noi veniamo da una semifinale vinta in due gare. È un 50-50, noi ci crediamo. Se fosse per me, vorrei vincerle tutte."
Poi un sorriso: "Sì, ce l’abbiamo in famiglia questa cosa..."