A1 femminile | 22 aprile 2025, 09:00

A1 Tigotà: L’analisi. Conegliano, superiorità nascosta nei numeri. Milano chiamata a cambiare marcia

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A1 Tigotà: L’analisi. Conegliano, superiorità nascosta nei numeri. Milano chiamata a cambiare marcia

MODENA - Dopo le prime due partite della finale scudetto, l’analisi dei numeri conferma un equilibrio solo apparente tra Conegliano e Milano. A fronte di una differenza minima nel punteggio complessivo (135 a 120), le statistiche evidenziano una superiorità strutturale della squadra veneta in tutti i fondamentali chiave, che ha reso più semplice la gestione delle fasi calde dei set.



Conegliano
ha dominato in attacco con un'efficienza del 44% e una percentuale di attacchi vincenti del 51.7%, a fronte del 42.3% e del 30.1% di Milano. È una differenza netta, amplificata dal fatto che Milano ha affidato quasi metà del proprio gioco offensivo a Egonu, che ha risposto con 49 punti e un’efficienza del 36.1%, buona ma non sufficiente per colmare il gap con un attacco più distribuito e preciso come quello delle venete.

A fare la differenza non è stata solo la profondità del reparto offensivo, ma anche la qualità dei singoli: Gabi ha chiuso con il 54.9% di kill e un’efficienza del 49%, Fahr ha raggiunto il 76.5% sia in kill che in efficienza, mentre Haak, pur con più volume di palloni, ha mantenuto una resa molto alta.

Dall’altra parte, accanto a una Egonu meno dominante del solito, Milano ha avuto solo Danesi sopra il 50% in kill; Daalderop e Sylla si sono fermate rispettivamente al 37.5% e al 37.1%, con percentuali d’efficienza contenute.

Il servizio ha sorriso leggermente a Conegliano, con più ace (4.6% vs 3.6%) e meno errori rispetto alle milanesi.

 A muro il confronto è stato ancora più marcato: Conegliano ha fatto registrare il 6,48% di muri vincenti (sul 100% degli attacchi validi), contro appena il 2.26% di Milano, sottolineando anche una miglior lettura difensiva del gioco avversario.

Uno degli aspetti meno visibili ma più determinanti nelle prime due gare della finale scudetto è stato il rendimento in difesa. In questo, Conegliano ha fatto la differenza: ha salvato il 76.3% degli attacchi avversari, mentre Milano si è fermata al 69.4%.
Nelle prime due partite, Conegliano ha saputo respingere oltre tre attacchi su quattro, un dato che dimostra una grande organizzazione di squadra e una notevole lucidità anche nei momenti più complicati. Milano, pur con buoni numeri, ha faticato un po’ di più: ha tenuto vivo poco meno di sette attacchi su dieci, il che significa più occasioni mancate per ricostruire e contrattaccare.

In sintesi, Milano ha mostrato solidità in alcune fasi, ma Conegliano ha avuto un controllo tecnico superiore su tutta la linea.

La differenza tra le due squadre sta nella varietà, nella distribuzione delle responsabilità e nella qualità della fase break, dove la squadra di Santarelli ha dimostrato perché resta il punto di riferimento del volley italiano. Milano sarà chiamata a una risposta più corale e a una gestione più lucida del gioco per riequilibrare una serie che, al momento, pende con decisione verso Conegliano.