Superlega - 24 maggio 2022, 16:45

Caso Polo: tra "altri professionisti" e sentenze che fanno discutere. Chi sa, parli

Caso Polo: tra "altri professionisti" e sentenze che fanno discutere. Chi sa, parli

MODENA - Eppur si muove, direbbe Galileo. In effetti il clima sembrerebbe quello del Seicento, quando la verità non era poi questa cosa così importante. Eppur si muove, dicevamo, e mai come in quest'ultima settimana i protagonisti del caso Polo si sono esposti e nel muro di gomma inizia a prodursi una breccia. Speriamo non fine a se stessa.
In primis il giocatore, Alberto, che ha rotto il proprio personale silenzio per dirsi stupito di due sentenze che appaiono molto incongruenti tra loro. Poi De Lellis e il Dr. De Joannon, soddisfatti dell'assoluzione ma con termini diversi, il secondo molto poco soddisfatto di essere accostato al primo. 


UN ALTRO MEDICO IN SCENA? Le parole di Polo sono chiare: davanti alla corte il giocatore ha fatto due nomi e ha fornito una ricostruzione dei fatti ritenuta credibilissima in primo grado, credibile in secondo grado. Se il giudice avesse appurato che Alberto Polo ha mentito, la pena avrebbe dovuto essere massima: otto anni di squalifica. È stata invece di due anni in primo grado, quattro in appello. Dall'altra parte è altrettanto chiaro che lo stesso giudice di secondo grado abbia ritenuto innocenti tanto De Lellis che il Dr. De Joannon, e quindi in una seconda istanza la versione di Polo non sia stata ritenuta credibile o non abbia riscontrato prove a supporto. Nel replicare allo sfogo di Polo su una giustizia che non ritiene congrua, il Dr. De Joannon ha scoperchiato un vaso di pandora: per la prima volta parla di “medicinali prescritti da altri professionisti” e asserisce che “in merito alla vicenda Polo le strade (sua e di De Lellis) si dividono completamente”. Quindi, stando a quanto ci è stato riportato, c'è in ballo almeno un altro medico (chi? Noto a qualcuno?), mentre Juan Carlos De Lellis e il Dr. Umberto De Joannon non hanno avuto lo stesso ruolo nella vicenda. 


Rivelazioni parecchio interessanti, che accendono una luce su una vicenda nebulosa sin dall'inizio, sin da quando la società, dando notizia della positività, la associava a farmaci «prescritti» (quindi si sapeva da chi?) e assunti «per finalità terapeutiche volte alla guarigione dalle patologie residue da sindrome post Covid-19». Nessuno ha poi mai fatto chiarezza sull'improvviso licenziamento di De Lellis (datato 7 aprile, sei giorni dopo la positività). Forse non legato a questa vicenda, perché non chiarirlo? Invece silenzio su tutto, per un anno. 


Riassumendo: per la giustizia De Lellis e il Dr. De Joannon sono completamente innocenti, Alberto Polo è colpevole ma non del tutto. Manca un pezzo. Bello grosso, anche. Oppure è stato commesso un errore in un verso o nell'altro. 


STAMPA A BRACCIA CONSERTE. La nota più dolente in tutta questa vicenda è che nessuno se ne occupi o provi ad occuparsene. I media piacentini riportano solo quanto arriva dalla società o da ex membri della società. Le dichiarazioni di Polo rilasciate a volleyball.it, prime e uniche da un anno a questa parte, sono state bellamente ignorate, eppure il protagonista della vicenda è lui. Il Dr. De Joannon invece, ha parlato con lo stesso portale due volte in meno di una settimana, per altro la seconda volta in riferimento a parole di Polo mai riportate dal portale in questione. Per non citare i media main stream o i quotidiani sportivi e nazionali. Silenzio assoluto. C'è chi afferma che bisogna solo attenersi alle carte, guai andare oltre.
Premesso che non è nato per attenersi alle carte, il mestiere del giornalista, e che per attenersi alle carte basta essere mediamente alfabetizzati e nulla più, non c’è bisogno di essere iscritti a un ordine professionale, facciamo sommessamente notare un piccolo particolare: qui le carte non ci sono e vige un assoluto silenzio su qualsiasi documento processuale. Sarebbe bello invece che almeno le motivazioni delle decisioni fossero pubbliche, anche e soprattutto per andare incontro a quello che dovrebbe essere il primo e principale obiettivo di chi si occupa della lotta al doping, qui passato completamente in cavalleria e del tutto ignorato: LA DETERRENZA, il fare in modo che gli illeciti non si ripetano più. Le uniche “carte” disponibili sono i due dispositivi di squalifica per Polo, quello di primo grado (2 anni) e quello di secondo grado (4 anni), già cancellati dal sito della Nado Italia per le regole sulla privacy. Senza le motivazioni, solo due numeri, un nome e un cognome. Per ciò che riguarda invece le condanne in primo grado e le assoluzioni in appello del Dr. De Joannon e di Juan Carlos De Lellis non c’è nessuna carta, ma soffiate a giornalisti selezionati, per altro arrivate solo per la sentenza di assoluzione in appello, mai per quella di condanna in primo grado. Il resto è tutto occultato dal segreto processuale e nessuno degli attori in commedia ha nemmeno lontanamente pensato di renderlo pubblico. Nemmeno i sicuri innocenti. 


È questa la verità che vogliamo? Davvero? Eppure tutti, anche i giornalisti che si attengono alle carte, hanno per mesi dichiarato che il giocatore non poteva aver fatto tutto da solo, che uno come Alberto Polo non poteva aver commesso un illecito del genere in autonomia, che non è mica il tipo, dai, quattro anni sono troppi. E quindi? Stando “alle carte” invece sarebbe proprio così e quattro anni sembrerebbero addirittura pochi. Ci sono altri colpevoli non ancora emersi? Se sì, chi? Polo non ha fatto nomi terzi rispetto a quelli già usciti, secondo quanto dichiara. Ci sono altre indagini in corso? 


CHI SA, PARLI! La vicenda in questo anno ha assunto contorni grotteschi per un motivo unico: tutti dipingono Polo come una vittima, nessuno ne condanna il comportamento nemmeno ora che emerge giudizialmente come unico colpevole, ma nessuno ha il coraggio di tirare fuori la versione reale dei fatti, forse nemmeno davanti ai giudici. Se chi stava attorno al giocatore e sa cosa è successo avesse parlato? I suoi compagni di squadra per primi, se sanno qualcosa, lo staff tecnico, se qualcuno ha carpito informazioni, lo stesso Dr. De Joannon che con la replica inviataci ci ha mostrato di sapere tantissime cose sulla vicenda fino ad ora ignote a tutti. Nessuno ha sulla coscienza, anche in minima parte, la fine della carriera di questo ragazzo? Forse no, e allora è vero, ha agito da solo e quattro anni sembrano  pochi. Se invece qualcuno sa, avrebbe allora dovuto parlare e testimoniare, anche volontariamente. Se mancano prove tangibili, le testimonianze sono elementi altrettanto forti in sede dibattimentale. Forse ora Alberto Polo non sarebbe da solo alla sbarra, unico colpevole, “mostro” che “attenendoci alle carte” ha fatto tutto da solo. E soprattutto oggi forse sapremmo come sono andate realmente le cose. La sua sentenza parla di colpa, non di dolo. Come può non essere doloso il comportamento di uno che ha fatto tutto da solo? Sembra vietato farsi questa domanda. Soprattutto sembra vietato arrivare alla verità e indagare su essa. 


C’è ancora tempo però. Sarebbe bello che, anche solo per togliersi un peso dalla coscienza, chi sa come sono andate realmente le cose le racconti, ai giornalisti che non si accontentano solo delle carte, a un giudice, a entrambi. 


Una verità che il giocatore si merita, piaccia o no al Dr. De Joannon e ai giornalisti che non la cercano. Fosse anche quella che emerge dalle sentenze uscite finora, ovvero quella di una sua colpevolezza in solitario. Allora la società, lo abbiamo già detto, dovrebbe chiedergli i danni d'immagine, la Fipav condannarlo pesantemente e via discorrendo. Invece, silenzio. Non c’è solo in ballo la credibilità di un atleta o dei professionisti che con lui collaboravano, sul piatto. C’è la credibilità di un movimento del tutto assente in questo anno e mezzo. Un movimento che nel suo complesso, dagli enti che lo governano alla stampa che ne parla, fino a possibili testimoni che non testimoniano, non ha mosso una parola né in difesa, né in accusa, né per puntare il dito né per cercare la verità. Solo silenzio.
Peccato, perché forse lavorando tutti insieme, ognuno per la sua strada, con le sue conoscenze e le sue capacità, avremmo potuto smuovere molto più di quanto non si sia smosso finora. Speriamo di essere ancora in tempo.
Nei prossimi giorni l'aggiornamento su quali saranno i prossimi passi in sede giudiziaria. 


Tutto il caso Polo... SOLO su Volleyball.it

Alessandro Trebbi

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